Viareggio9527dec

Confesso

Confesso che la cadenza quotidiana della mia vita è cambiata poco. Lavoravo in casa e in casa lavoro, in questo senso il virus non mi ha riguardato. Ho pure la teleconferenza. Ante-virus, facevo una passeggiata a passo svelto intorno a casa, perché a una certa età ci si deve muovere. Post-virus, cammino in casa, ma il passo non può essere svelto, quindi faccio una specie di allungamento della colonna vertebrale che si chiama metodo McKenzie. Non mi piace ma lo faccio. Me lo consigliò l’ortopedico. Però una cosa sta cambiando: la mia cadenza psicologica è diversa da prima e si avvia a una mutazione definitiva. Nei primi giorni di coprifuoco virale uscivo a camminare perché così aveva concesso l’autorità. Ma guardavo la gente in altro modo, cercando bene di stare un metro alla larga. Mi sono accorto che la lunghezza del metro è soggettiva. La misura mi appariva diversa di quella degli altri. La mia psiche non ha la stessa percezione dello spazio del resto della gente. “Loro” avevano un metro più corto. E si avvicinavano pericolosamente. Io scartavo ora a destra ora a sinistra, a volte rallentando, altre volte accelerando il passo, per evitare l’avvicinamento contagioso. Poi il divieto si è fatto più forte. Dice di restare a casa sempre. Ma la spesa la devo fare. E qui la misura del metro diventa ancora più problematica. Per quelli che stazionano alle bilance per pesare le verdure, il metro misura venti centimetri, per i lavoratori che stanno alle casse, il metro misura due metri e mezzo.

Gian Luigi Corinto, Firenze 20 marzo 2020

Libero Sputo in libero Stato

...per tornare com’eravamo prima occorre recuperare i fondamentali. Uno di questi è il diritto di sputo. Atto che con la mascherina rischia l’offesa retroversa. Per emergere dal pensiero unico pre Covid-19 con Fabio Norcini s’era pensato di istituire il premio intitolato L’Oscaracchio, da leggere come Lo Scaracchio e da interpretare come un Oscar rachitico, brutto, imbruttito, appunto racchio, per premiare i brutti e i racchi. Anzi per premiare i brutti e le brutte, i racchi e le racchie, come si deve dire a modino. Il premio era il calco di una formidabile idea di Maro Marcellini, artista mai emerso giacché geniale e multitasking, avendo infatti molte tasche bucate da cui uscivano generose idee che lui lasciava ai bassi epigoni, noi compresi, per eccesso di generosità. L’Oscar imbruttito doveva (dovrebbe, anzi lo farà prima o poi) colpire artisti, opere d’arte, intellettuali organici e non, partiti di lotta e di governo, belli, brutti, grassi o secchi, chiunque altro stia sui coglions, con potenti scaracchi negli occhi. La platea dei potenziali premiati si è allargata a categorie non previste, virologi, epidemiologi, infettivologi, immunologi, esperti di reti immuni...

Il Covid-19 ci ha ammazzato anche questa idea. Come si fa a sputare in faccia a qualcuno/a con la mascherina che copre bocca e naso? o con la visiera di plastica? e peggio ancora scavalcando pannelli di plexiglas da spiaggia, scuola e restaurant? Non tanto per il divieto, che ci fa un baffo. Ma per evitare il ritorno a stantuffo dell’offesa-premio in forma di saliva sciolta o burrino. Nemmeno ci preoccupa il distanziamento sociale. Pur dotati di cassa toracica scarsa ci ingegneremo di sputare a una distanza sostenibile. O almeno di trovare valenti sostenitori.

Gian Luigi Corinto, Firenze 8 giugno 2020