Dialogo semiserio tra una gazza e un gabbiano alla moda leopardiana

Gazza. Non ti sembra strano che da alcuni giorni vi siano così pochi uomini per le strade?

Gabbiano. Anche su i mari vedo poche barche, qualche bastimento, ma non scorgo quelle grandi navi che sembrano palazzi naviganti da cui provenivano strani suoni che rompevano il silenzio dei mari.

Gazza. Già ma poi quando gettavano i loro resti ti buttavi a capofitto con i tuoi compari.

Gabbiano. Che si deve fare bisogna pur vivere…

Gazza. Ma allora che è successo, non può essere un terremoto, le case sono intatte, ai balconi i fiori vi sono. Non può essere una guerra, è vero che agli uomini piace farne spesso, ma non ho sentito rumori di cannoni, non vedo corpi straziati per le strade.

Gabbiano. Forse un morbo che li sta uccidendo pian piano.

Gazza. Questo lo penso anch’io, ma non ti sembra strano che si credevano così intelligenti e ora un piccolo morbo li sta annientando.

Gabbiano. Io a questa storia degli uomini così intelligenti non ci credo tanto. Un tempo quando non vi erano tutte quelle barche a motore si volava liberi sulle onde, e quando si aveva fame il pesce era buono, non come ora che siamo costretti a vivere di accattonaggio e a spingerci fin sulla terra per sfamarci.

Gazza. I pesci però non erano contenti…. Comunque anche noi gazze un tempo si volava da un albero all’altro senza troppa fatica e qualcosa da rubare si trovava sempre. Mica come ora che bisogna fare chilometri per trovare un ramo e stare in tranquillità, senza quei rumori assordanti che gli uomini ci creano. Ti devo confessare, però, che a me vedere dall’alto tutti quegli esseri che correvano di qua, di là e che poi si rinchiudevano in quelle scatole a motore per andare non so dove, non mi dispiaceva, erano simpatici anche se spesso non so perché si divertivano a spararci.

Gabbiano. Si proprio buffi, pensa poi ci hanno voluto imitare e si sono messi anche a volare con certi aggeggi con i quali certe volte, incontrandoli per i cieli, mi divertivo a fare gara.

Gazza. Ma non credi anche tu, che questi uomini non siano nemmeno tanto forti, se un morbo li può uccidere tutti, noi non conosciamo morbi e se fiutiamo il pericolo ce ne andiamo verso altri lidi.

Gabbiano. Un tempo non vi erano morbi, e se qualche specie scompariva è perché stupidamente si facevano guerra tra di loro o qualcuno voleva andar a dar noia a qualche specie più forte.

Gazza. Vero, sì che io credo che i morbi esistano perché esistono gli uomini, e senza di loro non vi sarebbero malattie.

Gabbiano. Figurati che alcuni di loro che si facevano chiamare filosofi, andavano dicendo che il mondo era stato creato per loro, che questo sarebbe il migliore dei mondi possibili, e che senza essi tutto sparirebbe.

Gazza. In verità vi era uno che diceva che il mondo sarebbe continuato ad esistere, il sole a sorgere e tramontare anche se nessun uomo può più fotografarlo dico io, ma non era ascoltato e spesso deriso. Ma dimmi, pensi tu che il mondo sia più felice senza gli uomini?

Gabbiano Questo non so dirti, forse dovremmo diventar filosofi anche noi e ragionare su questa cosa.

Gazza. Attento ora fai come gli uomini che a forza di ragionar sono scomparsi. Io non so se saremo più felici, continueremo a nascere e a morire, forse nessuno ci sparerà più, ma non so se altre specie vorranno far tirannia in questo mondo. Una cosa è certa per un po’ potremo continuare a volare liberi, vedere nel freddo inverno i ghiacciai nel mare e le cime dei monti innevate e poi cantare alla primavera e goderci dei colori dell’autunno, sentire il profumo dei mari, bere la fresca acqua dei ruscelli. Dai amico mio andiamo di volo e godiamoci questi momenti senza pensar ad altro.

Giovanni Nardini, Viareggio 29 marzo 2020

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