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Il dolce far niente

Ci sono equilibri fragili nell'ambiente familiare. Non sempre, ma può capitare. Ora, più che mai. In questi giorni penso e ripenso a mia madre.

Tra me e me mi sono detto: Mamma, per fortuna sei morta il 24 gennaio 2020.

L'ho vista soffrire per tanto tempo, per diversi anni. Piano piano si è trasformata in una fiammella impercettibile, infine si è spenta.

L'altro giorno, mentre parlavo con mio padre al telefono, l'ho detto anche a lui: Papà, pensa se non fosse successo quel giorno. Ora sarebbe stato veramente difficile.

Mia madre era, da mesi, immobile nel letto. Non mangiava e non beveva. Dormiva e nei pochi momenti che apriva gli occhi, leggevi tutta la sua sofferenza.

Mi sono trovato a fare cose che mai avrei pensato di fare. Durante la mia vita ho dovuto passare prove difficili. Questa sembrava veramente impossibile.

L'amore riesce a vincere tutte le paure.

Ora penso spesso a quel corteo di camion dell'esercito pieni di bare.

Penso soprattutto ai familiari che hanno perso i propri cari. Deve essere un dolore indescrivibile. Non avere la possibilità di porgere l'ultimo saluto, l'ultimo bacio sulla fronte e di piangere il proprio defunto.

Tutto questo mi fa pensare al dolore, mai sopito, di mio padre che piange ancora il fratello disperso nel Mar Egeo durante la guerra.

Sono passati circa ottanta anni, eppure mi chiede, di tanto in tanto, di fare ricerche su internet. Spera di trovare quella notizia, ormai impossibile da reperire, del ritrovamento del corpo del suo amato eroe, prigioniero dei fascisti e nazisti, che aveva tentato di salvare un bimbo durante l'attacco aereo alla nave che lo stava trasportando.

Penso e ripenso al funerale di mia madre. La chiesa piena di gente e il saluto e gli onori che ha voluto porgere l'altra mia famiglia, la Polizia di Stato.

A mio padre ho detto: siamo stati fortunati.

È incredibile, pazzesco, come si può associare la fortuna alla morte di tua madre? Un ossimoro. Eppure l'ho fatto.

Stiamo affrontando una sfida difficile, contro un nemico subdolo.

C'è il rischio di veder destabilizzate molte famiglie

Penso, appunto, a coloro che hanno deciso di tenere a casa il proprio familiare affetto da gravi malattie, già da prima che arrivasse questo maledetto virus, per non farlo morire nel letto di un ospedale.

Penso a tutti quelli che hanno familiari disabili.

Penso ai tanti anziani che vivono da soli e, ora, si sentono ancora più abbandonati.

Penso a tutti quelli che non hanno una casa e vivono in strada. Penso a coloro che nel proprio nucleo familiare hanno un tossicodipendente in crisi d'astinenza.

Penso a tutte quelle donne che sono costrette a stare 24 ore su 24 a stretto contatto con il proprio aguzzino o carnefice. Penso ai soggetti che hanno importanti disturbi psicologici. Penso alle altre gravi difficoltà che tante altre persone saranno costrette ad affrontare in questi giorni.

Allo stesso tempo, penso a quelli che hanno sempre agognato il dolce far niente, a quelli che spesso dicono sempre di voler stare spappolati sul divano a poltrire.

Ora che lo possono fare, si lamentano, si sentono leoni in gabbia.

A questi dico, cercate di pensare anche voi.

Renato Scalia, Firenze 21 marzo 2020