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Intolleranza

Nel forzato periodo di clausura che ha caratterizzato l’inizio del 2020 ho dovuto fare, per faccende legate al mio mestiere, diversi interventi in video, nei quali spesso mi è stata chiesta quale poteva essere la parola d’ordine che avrebbe caratterizzato il mio prossimo futuro. Coraggio, ripartenza, compassione, soccorso, unione? No, avevo sempre risposto, la mia parola d’ordine sarà intolleranza. Intolleranza? Forse vuol dire fermezza, intransigenza, magari! No, proprio intolleranza. Le prime sono prese di posizioni educate. Intolleranza invece è più di pelle, voglio avere il diritto istintivo di chiudere drasticamente le porte in faccia, senza più educazione. Togliere, abbattere, cacciare, eliminare senza remore dall’agenda, dal circondario e dalla testa. Chi, cosa? Chi parla o scrive senza essere informato, chi insulta senza conoscere la vita dell’insultato, chi è superficiale, chi è volgare a titolo gratuito, chi spaccia droga o parole a vuoto, chi semina consapevolmente zizzania, chi fa della furbizia una virtù, persino il mio vecchio amico del mercato sotto casa che da anni si lamenta del governo ladro, di qualunque tendenza esso sia, e che da altrettanti anni non fa uno scontrino neanche a chiederglielo con educazione.

L’elenco è lunghissimo ma, imperterrito, vado avanti a sforbiciare, a sfrondare con decisione. Come ho appreso dalle lunghe e solitarie attraversate dei boschi, il futuro va affrontato con uno zaino leggero; si va più veloci o più lontano senza la falsa compagnia di persone prive di valore, senza orpelli, senza quelle cose che sembravano indispensabili ma che sono del tutto inutili, che appesantiscono il cammino. Essere intollerante, molto intollerante, mi dà una nuova, felice visione del piccolo mondo che mi resta davanti.

Franco Faggiani, Milano 18 maggio 2020